
Passano le settimane ma continuano a sorprendere le “amnesie” del neo sindaco Lirutti che dimentica di aver già fatto parte, per diversi anni, dell’amministrazione comunale.
Ora tocca ad un’opera da lui approvata nel 2011 quando a capo della giunta c’era come sindaco Mario Pezzetta.
Naturalmente è possibile cambiare idea ma mi chiedo perché se oggi ne chiede la demolizione di una porta urbana, nel 2015 quando fu effettivamente realizzata, lui e l’assessore ai LLPP, non ne chiesero una modifica evitando così oggi di buttare al vento i soldi dei contribuenti.
L’errore che si sta facendo è dimenticare che la viabilità è un sistema complesso e che quell’intervento faceva parte di un progetto più ampio riguardante la messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola sull’asse via IV Novembre-via Colugna.
Con quell’idea, finanziata dalla Regione, fu fatta una scelta di campo netta, che guardava a modelli europei e che privilegiava la tutela delle utenze deboli ed in particolare dei ragazzi rispetto alle necessità di qualche automobilista impaziente.
Oggi il problema non è la porta urbana ma il fatto che venga usata come capro espiatorio per tornare indietro rispetto a un modello europeo di sicurezza stradale, puntando invece ad un territorio in cui gli automobilisti la faranno da padroni.
Tra la sicurezza dei ragazzi e la rabbia di qualche automobilista il sindaco e l’assessore Morandini hanno privilegiato questi ultimi.
Mi auguro solo che la nuova amministrazione non voglia ispirarsi al modello udinese dell’“auto ovunque” (in parte già ridimensionato) perché noi difenderemo in tutti i modi la sicurezza delle utenze deboli ed in particolar modo dei ragazzi.
Su una cosa il neo sindaco ha ragione.
Tutte le opere di viabilità andrebbero prima sperimentate e rivendico con orgoglio il fatto che da assessore alla viabilità spinsi sempre per la sperimentazione come nei casi della rotonda di Colugna o le porte urbane di Branco e Tavagnacco. Un principio poi abbandonato ma le cui responsabilità il sindaco Lirutti le troverà facilmente altrove.
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